Diventare mamma a ogni età: un falso mito che contribuisce al fenomeno “PIC” (Permanent Involuntary Childlessness)
La consapevolezza circa la fertilità femminile e il suo declino con l’avanzare dell’età è fondamentale per evitare che le coppie restino involontariamente senza figli. Ne abbiamo parlato con il dottor Mario Mignini Renzini e la dottoressa Francesca Zucchetta del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato
“Il numero di donne che decide di procrastinare la maternità o è costretta a farlo è in continuo aumento. Le ragioni sono molteplici: necessità indotta dall’instabilità economica, dall’assenza di un partner o dal suo non sentirsi pronto per avere figli, scelta volontaria volta a dedicare le proprie energie ad altro, come il completamento del percorso di studi piuttosto che di carriera, motivi di salute e, in moltissimi casi, disinformazione.” spiega il Prof. Mario Mignini Renzini, Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi – convenzionato con il S.S.N. – degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato. “Spesso si procrastina la maternità anche perché non si è stati correttamente informati sui limiti della vita fertile, in particolare nella donna, e perché falsi miti legati alle gravidanze giunte in età avanzata creano false speranze. “Da uno studio scientifico1 emerge che il 56% dei ginecologi italiani che lavorano in strutture ospedaliere pubbliche e private ritengono non rara la possibilità di avere un figlio spontaneamente e senza aborto dopo i 44 anni e fino ai 50. Il 49% è convinto che la PMA possa sopperire completamente al declino naturale della fertilità femminile, mentre solo il 44% dei medici sa come calcolare la riserva ovarica di una donna, ovvero la quantità di ovociti disponibili nelle ovaie per iniziare una gravidanza. Questi medici non sono in grado di informare correttamente i pazienti sulla fertilità e sulla sua preservazione. Il risultato di questa disinformazione è che un numero sempre più elevato di donne sono colpite da ciò che noi medici chiamiamo PIC: Permanent Involuntary Childlessness. Si tratta di donne che, con i loro partner, non hanno avuto figli non per scelta ma per non avere saputo per tempo che, con il passare degli anni, raggiungere questo obiettivo sarebbe diventato difficile o addirittura impossibile. E veramente in pochi raccontano che la medicina della riproduzione non è in grado di sopperire completamente al declino della fertilità.”
“Avviene sempre più di frequente che donne dello spettacolo o del jet-set diventino madri in età avanzata. Nella maggioranza dei casi, raccontati dalla stampa, si lascia credere che la gravidanza sia stata raggiunta in modo naturale.” spiega la dottoressa Francesca Zucchetta, Psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato. “Viene dunque spontaneo pensare che il raggiungimento di una gravidanza, anche molto dopo i 45 anni, sia un evento altamente probabile. La non informazione e la mala informazione possono generare illusioni errate nelle coppie. La conseguente impossibilità di raggiungere la gravidanza in maniera naturale in età avanzata può portare a stati di ansia e depressione che si ripercuotono anche sul rapporto di coppia: stupore o negazione, piuttosto che reazioni di disorientamento legate alla discrepanza fra la sensazione di sentirsi giovani e forti, pronti anche a diventare genitori, e il responso medico che invece sottolinea l’età attempata della riserva ovarica. A ciò, di conseguenza, si associa il dispiacere e il senso di colpa per non averci pensato prima, di aver dato priorità ad altro, pensando, ingenuamente, di avere una lunga prospettiva. Il tempo ormai trascorso, magari per aspettare che anche uno dei due partner maturi una motivazione, pone dunque un momento di riflessione importante che può generare sconforto e l’improvvisa consapevolezza di un evento incerto. Per questo motivo, è di fondamentale importanza accompagnare le coppie durante la fase informativa, accogliendo le emozioni e i pensieri, dando rassicurazioni e, eventualmente, anche nel processo decisionale di approdare a un percorso di PMA omologa o eterologa.”
Il declino della fertilità femminile e l’importanza della prevenzione
Ogni donna, alla nascita, possiede una riserva di circa 400.000 ovuli e si calcola che quando si trova nella fase della pubertà ed entra nel periodo fertile, disponga di circa 300.000 ovuli. A partire dai 35 anni la fertilità subisce un rapido declino e le chance di avere un figlio in maniera naturale dopo i 40 anni sono estremamente ridotte: per una donna di 43 anni che riesce a concepire, nel 50% dei casi vivrà un aborto spontaneo, dovuto ad anomalie degli embrioni incompatibili con la vita.
“Una donna in buona salute di circa 30 anni ha, ogni mese, una probabilità di concepimento che si aggira attorno al 10-15%. A partire dai 35 anni la fertilità subisce un rapido declino e le probabilità di concepimento all’età di 40 anni diminuiscono fino al 5% e nella maggior parte dei casi diventano quasi nulle già a partire dai 45 anni.” spiega il dottor Mignini Renzini. “E se la Procreazione Medicalmente Assistita può essere un grande aiuto per le coppie che non riescono ad esaudire il desiderio di maternità in maniera naturale, è giusto chiarire che queste tecniche non possono prolungare la fertilità ben oltre i limiti naturali, con percentuali di concepimento sovrapponibili a quelle naturali”.
Gravidanza in età avanzata: i rischi per la gravidanza e la salute della mamma
“Avere una gravidanza in età avanzata può comportare rischi sia da un punto di vista ostetrico che per la salute della mamma.” prosegue il dottor Mignini Renzini. “Il rischio di aborto e di anomalie cromosomiche, ad esempio, è molto elevato così come possibili complicazioni, quali ipertensione e diabete gestazionale. Nello specifico, l’ipertensione gestazionale, conosciuta anche come preeclampsia, può causare problemi gravi al feto e alla madre, quali danni permanenti a reni e fegato. Nella maternità in età avanzata aumentano, inoltre, complicanze quali il distacco della placenta, il travaglio prematuro e la placenta previa. Per questo motivo è molto importante che le coppie conoscano bene i limiti e programmino la loro genitorialità, anche mediante la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), in modo tale da esporsi al minor numero di rischi possibile”.
Gravidanza in età avanzata: rischi per il nascituro
Una gravidanza in età avanzata può comportare anche rischi per il nascituro:
- nascita prematura: alcune complicazioni della gravidanza, come ad esempio il diabete e la preeclampsia, possono provocare ritardi di crescita o altri problemi a carico del feto, tali da richiedere il ricorso ad un parto prematuro, che può danneggiare alcuni organi quali occhi e i polmoni;
- difetti alla nascita: la possibilità di avere un bambino affetto dalla sindrome di Down, ad esempio, aumenta con l’avanzare dell’età materna: se a 25 anni il rischio di concepire un figlio non sano è pari a 1 su 1.250, a 40 anni è di 1 su 100. Sopra i 35 anni, consigliamo alle pazienti di sottoporsi a test di screening prenatale non invasivi (NIPT); in caso i risultati mostrino un aumentato rischio di difetti alla nascita, suggeriamo test di conferma diagnostica più invasivi quali amniocentesi e villocentesi, che possono evidenziare con certezza eventuali malformazioni;
- aborto spontaneo o morte intrauterina: nelle gravidanze dopo i 40 anni sono più frequenti i casi di aborto spontaneo o morte intrauterina del feto. Probabilmente questo è legato alla maggior incidenza di problemi cromosomici a carico del feto, fattore che a sua volta è causa di interruzione spontanea della gravidanza.
Per evitare che le coppie restino involontariamente senza figli è necessario fare cultura sulla prevenzione. La prima regola da seguire, specie per la donna, è quella di concepire possibilmente prima dei 35 anni. Se non sussistono le condizioni per concepire in giovane età, se ci si deve sottoporre a cure mediche invasive come quelle chemioterapiche, o se si è affette da patologie ginecologiche croniche che possono influenzare negativamente la fertilità, come ad esempio l’endometriosi, consigliamo di valutare la propria prognosi riproduttiva con uno specialista in Medicina della Riproduzione che può magari consigliare il ricorso per tempo alla crioconservazione dei propri gameti, da poter utilizzare eventualmente negli anni futuri. Per le coppie che invece cercano da più di 9-12 mesi una gravidanza senza successo, consigliamo di richiedere un consulto e sottoporsi ad un check up presso un centro specializzato di medicina della riproduzione”. conclude il dottore Mignini Renzini.
CENTRO DI MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE BIOGENESI DI MONZA
Biogenesi è il Centro di Medicina della Riproduzione degli Istituti Clinici Zucchi di Monza (MB) appartenenti al Gruppo San Donato. L’equipe dei centri di procreazione assistita Biogenesi è composta da ginecologi ed embriologi di lunga e consolidata esperienza nella medicina e biologia della riproduzione. Lo staff medico vanta inoltre una qualificata esperienza ostetrico – ginecologica. Biogenesi mette a disposizione delle coppie anche un servizio di supporto psicologico specifico per il percorso della PMA, che aiuta ad affrontare questa esperienza nel migliore dei modi. I trattamenti di PMA offerti da Biogenesi – di primo, secondo e terzo livello – sono convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale; pertanto, la coppia avrà accesso alla procedura al costo del ticket previsto dal SSR. In Biogenesi le procedure vengono effettuate senza lista di attesa, né per la prima visita, né, poi, per accedere ai trattamenti di procreazione assistita. Per ulteriori informazioni: biogenesi.it
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