Georges Inness era il pittore degli arcobaleni
Georges Innes non era francese ma dipingeva come il gruppo dei pittori paesaggisti del realismo dell’Ecole di Barbizon. Era un cowboy che con il pennello in mano sapeva “citare” e richiamare le nubi e il cielo romantico di Turner e Constable.
Sapeva guardare e osservare la natura; amava dipingere all’aperto nella valle del fiume Hudson ed era capace di rappresentare le emozioni del mondo, guardando in alto, verso il cielo, invitandoci a guardare in alto. La pittura di George Inness, uno tra i grandi pittori americani di fine Ottocento, sapeva regalare emozioni nuove e immense. Su una tela riusciva a rappresentare le forme che si dissolvono nella luce. E incantano.
I suoi quadri ebbero il grande merito di portare negli States il gusto di Corot e della pittura en plein air, contribuendo ad aprire la strada, nel proprio Paese, al fenomeno impressionista, precedendolo. Ciò accadde nella pienezza della sua formazione artistica: fu da artista maturo che Inness acquisì uno stile più astratto delle forme e una minor definizione delle linee, anticipando le avanguardie. Questa sua maniera fu molto apprezzata dalla critica americana.
Restò comunque un pittore di matrice romantica, George Inness, appassionato di quei fenomeni ottici che non sono bellezze prive di simbolo, ma che ai suoi occhi appaiono ancora come segni del linguaggio di Dio che parla attraverso la natura, tanto da avvicinarsi a un intenso spiritualismo e allo studio della teologia, soprattutto in età matura. Negli ultimi dieci anni della sua vita, manifestò una crescente tensione mistica.
La sua storia in breve? Eccola: nel 1851 un mecenate di nome Ogden Haggerty finanziò il primo viaggio di Inness in Europa. George trascorse quindici mesi a Roma, dove studiò i paesaggi e i colori di Claude Lorrain e Nicolas Poussin. Successivamente raggiunse la Francia, qui conobbe Corot e le sue opere.
Inness si stabilì a Montclair, nel New Jersey, nel 1885. Albe, temporali, nubi, arcobaleni e tramonti, intesi come i momenti più eloquenti ed emozionanti del cielo, erano la sua grande passione.
Amava gli arcobaleni: erano il soggetto preferito della sua arte e dei suoi dipinti.
George Inness morì nel 1894, di fronte a un cielo meraviglioso.
Morì osservando il cielo: suo figlio racconta che stava guardando uno splendido tramonto, alzò le mani in aria ed esclamò: “Mio Dio! Oh, com’è bello!”. E cadde a terra, esanime.
Vive e lavora a Genova, insieme ai suoi libri, dove svolge la propria attività di giornalista professionista e studiosa di storia della critica d’arte e Futurismo. Convive con la SM da 18 anni. Ama la scrittura e le parole, il figlio, la vita, la sua famiglia.
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