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Ultimo mistero risolto: è di Leonardo il ritratto della “Bella Principessa”

Il Ritratto di una Sforza (detto Bella principessa) è un disegno molto finito a gesso e inchiostro, matita nera, matita rossa e biacca su pergamena (33x23,9 cm) attribuito a Leonardo da Vinci,

Mistero risolto. È stata la mano di Leonardo da Vinci a realizzare il piccolo capolavoro su pergamena che ritrae la Bella Principessa, opera bellissima e poco nota che ritrae Bianca Sforza, figlia illegittima (poi legittimata) del Duca di Milano.

Ad averne ricostruito la storia, tanto da averne individuato in maniera indiscutibile la paternità, sono stati lo storico dell’arte inglese, Martin Kemp, professore emerito dell’università di Oxford, e l’ingegnere francese Pascal Cotte (è sempre lui ad aver già esaminato La Gioconda e la Dama dell’Ermellino).

Insieme hanno determinato che il disegno su pergamena della Bella Principessa proviene da un album di Leonardo, dal quale fu separato. E non è tutto: persino un’impronta del grande maestro, ritrovata sul foglio, lo attesterebbe.

Bella Principessa è un’opera poco nota perché particolarmente fragile e delicata, tanto da essere esposta raramente e in poche occasioni.

Kemp e Cotte hanno scoperto che il disegno della Bella Principessa fu misteriosamente asportato da un codice quattrocentesco conosciuto come #La Sforziade che dalla corte degli Sforza a Milano viaggiò fino a Varsavia, dove tuttora si trova custodito.

Il piccolo ritratto, invece, scomparve. Passò di mano in mano, acquistato da numerosi collezionisti, sino a diventare proprietà del canadese Peter Silverman nel 2007.

Come accadde? Si racconta che quando, nel gennaio 2007, il collezionista d’arte Peter Silverman entrò in una galleria di New York, rimase folgorato da un piccolo quadro.

Era il ritratto di una giovane donna sconosciuta, ora collocato come su un trono su un piccolo leggio, che già nove anni prima aveva cercato invano di aggiudicarsi in un’asta di Christie’s senza riuscirci. Silverman racconta che in quell’anonima opera antica c’era qualcosa di ammaliante e ipnotico. Unica la purezza di linee e colori del piccolo ritratto. La datazione riportata nella galleria era XIX secolo ma era convinto che si trattasse di un’opera del Rinascimento italiano. Anche se il nome di Leonardo non lo aveva ancora sfiorato.

Racconta che quel giorno a New York acquistò per 19.000 dollari un dipinto a gesso e inchiostro, matita nera e rossa e biacca su pergamena.

Iniziò così. Con il percorso affascinante e avventuroso di un collezionista innamorato dell’immagine di una bella principessa, che si arrivò all’attribuzione del ritratto e a una delle scoperte artistiche più importanti di questo decennio, databile con certezza al 1495. E con un’indagine ad alto tasso di suspense con esperti tra i più autorevoli al mondo.

Ecco il responso. La Bella Principessa altro non è che Bianca Sforza, giovanissima sposa di Galeazzo Sanseverino, mecenate di Leonardo, figlia del Duca di Milano. Il piccolo capolavoro della Bella Principessa ci restituisce non solo l’immagine di una giovanissima donna ritratta di profilo, con i capelli raccolti a coazzone (la treccia in voga alla corte sforzesca). Ma capace di incantare ancora e per sempre chiunque la guardi.

È stata inoltre l’analisi di tre fori sul margine sinistro del disegno, effettuata nel 2011 da Kemp e Cotte, ad aver dimostrato che il ritratto era la pagina strappata dall’incunabolo la Sforziade, giunta a Blois dopo il sacco dei francesi a Milano nel 1499 e donata nel 1518 da Francesco I per le nozze di Bona Sforza e Sigismondo I di Polonia per ingraziarsi quest’ultimo.

L’effetto Leonardo continua a colpire, come lo è una storia degna di Sherlock Holmes.