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Ho provato 30 giorni di… Mindfulness Walking Challenge. Ecco cosa è successo

Ho provato 30 giorni di… Mindfulness Walking Challenge. Ecco cosa è successo

Mindfulness Walking Challenge: 30 giorni di camminate quotidiane da 20 a 30 minuti, fatte con la piena attenzione al momento presente. Niente podcast, niente scroll, niente lista della spesa mentale.

Avete presente quei momenti in cui vorreste solo premere il tasto “pausa” sulla vita? Tipo quando il bambino ti rovescia la spremuta sul divano mentre il gatto vomita in corridoio e tu stai cercando di rispondere a un’email di lavoro con una mano sola, perché l’altra è impegnata a impedire alla pizza surgelata di carbonizzarsi in forno? Ecco.

Poco più di un mese fa ero esattamente lì, nel mio personale caos quotidiano, quando ho letto per caso di una cosa chiamata Mindfulness Walking Challenge: 30 giorni di camminate quotidiane da 20 a 30 minuti, fatte con la piena attenzione al momento presente. Niente podcast, niente scroll, niente lista della spesa mentale. Solo io, i miei piedi e il mondo intorno.

Ho pensato: “Ma sì, camminare lo so fare! E poi magari smaltisco qualche chiletto che mi porto ancora dietro da Natale prima che arrivi l’uovo di cioccolato di Pasqua…”

E così è iniziata la mia avventura.


Giorno 1: Il primo passo (e il primo dubbio)

La prima mattina mi sono messa la mia tuta preferita (e le sneakers più comode) e sono uscita. Ho lasciato il telefono a casa per evitare tentazioni. Dopo 5 minuti mi sono accorta che stavo camminando come se avessi un treno da prendere, con la testa già all’appuntamenti di lavoro del pomeriggio e al compleanno di mia suocera (spoiler: dimenticato).

Mi sono fermata. Ho respirato. E ho cercato di “essere presente”, come dicevano le guide online. Ho ascoltato gli uccellini (ce ne sono davvero tanti se ci fai attenzione!), ho notato il profumo del pane del forno vicino casa e ho sentito il sole sulla faccia. Un piccolo miracolo. Dopo 20 minuti, mi sentivo… meglio. Davvero meglio.


Giorni 2-10: Quando il corpo si rilassa (e la mente comincia a chiacchierare)

Dopo qualche giorno, ho capito una cosa: camminare è facile. Camminare con consapevolezza è un’altra storia.

La mia testa è un circo. Durante le camminate, mi passavano davanti pensieri tipo:

  • “Quel progetto andrà a buon fine?”
  • “Cosa faccio per cena?”
  • “Come faccio a convincere mia figlia che deve studiare?”
  • “Dovrei farmi le ceretta?”

Ma ogni volta che mi perdevo, cercavo di tornare lì: al rumore dei passi, all’aria che entrava dal naso e usciva dalla bocca, al colore delle foglie. Ci voleva pazienza, ma qualcosa piano piano stava cambiando.

Mindfulness Walking Challenge

Giorni 11-20: Nascono piccole magie

Verso metà sfida, ho cominciato ad aspettare la mia camminata con gioia. Era diventata il mio appuntamento segreto con me stessa. Un momento sacro, dove non dovevo fare nulla, rispondere a nessuno, risolvere problemi o riordinare il cassetto delle posate. 20 minuti li posso trovare, anche nel mezzo delle giornate più caotiche.

La cosa più bella? Ho iniziato a notare cose che prima davo per scontate. Il profumo dei glicini! Le crepe nei marciapiedi a forma di cuore (giuro!). Un signore anziano che ogni mattina saluta il suo cane con un “ciao bimba” prima di lasciarla correre libero al parco.

E anche io, un po’ alla volta, stavo diventando più gentile. Con gli altri. Con me stessa.


Giorni 21-29: La rivelazione

A pochi giorni dalla fine della challenge, mi sono accorta che non ero più la stessa. E non solo per i due chiletti in meno (sì, ce l’ho fatta, grazie a camminata + meno pane e Nutella).

Mi sentivo più lucida. Più centrata. Ero riuscita perfino a rispondere a una provocazione su WhatsApp senza mandare un vocale di fuoco. (Chi mi conosce, sa che è un miracolo.)

Anche mio marito ha notato la differenza: “Hai un’aria… tranquilla. Che succede???”
Ho risposto sorridendo, “Sto solo camminando.”


Giorno 30: Il gran finale… o quasi

L’ultimo giorno della challenge, sono uscita all’alba. La città era ancora mezza addormentata, i palazzoni grigi contro il cielo sfumato di rosa. Belli! L’aria fresca che sa di primavera!
Ho camminato lentamente, ascoltando i miei passi, il mio respiro, il battito del cuore.

Ero grata. Per il mio corpo, che mi porta ogni giorno dove voglio andare. Per la mente, che ha finalmente imparato a rallentare un pochino. Per quei 30 giorni in cui ho scelto di mettermi al primo posto, almeno per mezz’ora al giorno.


Il twist finale? Ho contagiato… mia madre!

Ecco la parte più assurda: il giorno dopo, la challenge era ufficialmente finita… e chi mi bussa alla porta alle 7.30 del mattino in tuta e scarpe da ginnastica? Mia madre.

“Oggi camminiamo insieme?”

Ora la Mindfulness Walking Challenge è diventata una tradizione di famiglia. Camminiamo, chiacchieriamo (a volte in silenzio), ci raccontiamo ricette e problemi. E quando ci va, ci fermiamo a prendere un caffè (rigorosamente consapevole).


Cosa ho imparato da questi 30 giorni?

  • Che bastano 20 minuti per rimettere in ordine una giornata storta.
  • Che rallentare non significa perdere tempo, ma ritrovarlo.
  • Che il mondo ha tante piccole meraviglie, ma bisogna camminare piano per vederle.
  • Che la felicità, a volte, ha la forma di un passo dopo l’altro.
Mindfulness Walking Challenge: rallentare non significa perdere tempo, ma ritrovarlo.

E ora? Continuerò a camminare, ogni giorno se riesco. E se non riesco, non mi sentirò in colpa.
Non per “sfidarmi”, ma per ascoltarmi. Così, tanto per vedere cos’altro succede.

💗 La vostra Rosy, camminatrice zen per caso