Social freezing, conosciamolo meglio!
“Aspettare” sembra essere una parola ricorrente per molte donne che desiderano avere un bambino ma che non ritengono di essere nelle condizioni ideali per affrontare una gravidanza. Purtroppo il nostro corpo ha dei ritmi insindacabili, che non sempre si accordano perfettamente alle aspettative o alle necessità di ognuna di noi, e un’attesa troppo lunga può compromettere la nostra fertilità.
Oggi però un valido aiuto viene dalla medicina della riproduzione: la crioconservazione degli ovociti, una tecnica che permette di preservare più a lungo la propria fertilità e persino di salvaguardarla, se occorre sottoporsi a terapie particolarmente aggressive che potrebbero compromettere la capacità riproduttiva.
Ne abbiamo parlato con Beatrice Ermini, Ginecologa con PHD in Neuropsicoendocrinologia della Riproduzione e della Sessualità, esperta in Medicina della Riproduzione e Responsabile di tale servizio presso lo Studio di Diagnosi Medica ed il Centro PMA CIPA-SDM di Roma.
Dottoressa Ermini, in che cosa consiste la crioconservazione degli ovociti?
La crioconservazione degli ovociti o social freezing è un’innovativa tecnica medico-chirurgica che consente alle donne di congelare i propri ovuli per utilizzarli in un secondo momento. Il vantaggio principale di questa tecnica consiste nel fatto che gli ovociti mantengono le caratteristiche dell’età in cui è avvenuta la crioconservazione, indipendentemente dall’età che avrà la donna quando li utilizzerà. Dal momento che l’età influenza il numero di ovociti che è possibile raccogliere con un singolo trattamento di crioconservazione, tale tecnica è tanto più efficace quanto più giovane è la donna nel momento in cui vi si sottopone. Bisogna infatti ricordare che la fertilità femminile è profondamente diversa da quella maschile: mentre l’uomo produce spermatozoi (pertanto può diventare padre) nell’arco tutta la sua vita, la donna ha un numero di ovociti predefinito, determinato da fattori genetici e influenzato da stili di vita ed eventuali patologie. La riserva ovarica della donna (compresa di norma tra l’1 e i 2 milioni di ovuli) inizia ad essere utilizzata durante il primo ciclo e finisce quando si raggiunge la menopausa. Bisogna inoltre ricordare che l’età ottimale per una donna per concepire spontaneamente, in assenza di patologie, si aggira generalmente intorno ai 37 anni. Dopo quest’età diventa più difficile concepire ed aumenta il tempo necessario per ottenere una gravidanza. Quindi è importantissimo che le donne e le ragazze siano correttamente informate circa le tempistiche della fertilità e possano approcciarsi consapevolmente al loro desiderio di gravidanza.
In quali casi è consigliato ricorrere a questa procedura?
I motivi che portano una donna ad avvalersi di questa tecnica sono diversi: la necessità di rivolgersi a terapie mediche o chirurgiche importanti che potrebbero causare infertilità (quali terapie radianti o chemioterapiche) o la comparsa di patologie che aggrediscono direttamente le ovaie, ad esempio malattie autoimmuni o una familiarità per menopausa precoce. Ma la crioconservazione è utilissima anche nel caso in cui una donna voglia avere la possibilità di affrontare la gravidanza in un periodo favorevole e compatibile con il contesto sociale e personale. Da questo viene il termine social freezing. È importante ricordare che l’utilizzo di questi ovuli crioconservati, avviene sempre attraverso un percorso di cura di procreazione medicalmente assistita (PMA), a meno che la donna nel frattempo non sia riuscita ad ottenere una gravidanza spontaneamente. Se la donna decide di non utilizzare più gli ovociti conservati, ci sono diverse possibilità ad esempio la donazione (alla ricerca o ad altre coppie) oppure la distruzione, che deve essere condotta dal centro di PMA presso il quale sono conservati secondo le procedure in vigore.
Come si effettua la procedura? Occorre qualche preparazione?
Per congelare gli ovociti è necessaria una stimolazione ormonale, in modo da far maturare contemporaneamente più ovociti. Ricordiamo che il ciclo spontaneo della donna ne fa normalmente maturare uno al mese ed è preferibile avere un numero ben maggiore di ovuli conservati per garantire più possibilità di successo ad una procedura di PMA. Alla stimolazione farmacologica si associa un monitoraggio ormonale ed ecografico, che permette di capire con esattezza il momento migliore per eseguire il prelievo ecoguidato degli ovociti. Si tratta di un breve intervento della durata di circa 10-15 minuti, generalmente effettuato in sedazione per garantire che la donna non avverta alcun dolore, sebbene possa in certi casi comparire una sensazione di gonfiore a livello addominale. Esistono solo minimi rischi di eventuali complicanze.
Dottoressa, per quanto tempo sono utilizzabili gli ovuli così conservati?
Gli ovuli crioconservati possono essere scongelati e utilizzati in un percorso di PMA finché la donna è in età riproduttiva. Le donne mantengono la loro capacità riproduttiva fino a cinquant’anni. Ma comunque prima di procedere al trattamento è necessaria un’attenta valutazione medica dello stato di salute complessivo.
Giornalista, bibliomaniaca, donna dalla parte delle donne