Libri: Troppo freddo per Settembre di Maurizio De Giovanni
Il Settembre del titolo non è riferito al mese: è il cognome di Gelsomina, assistente sociale in un consultorio nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Lei è bella, anche se fa di tutto per nasconderlo, non ha un’infanzia e una storia da rinfacciare: appartiene per nascita alla ricca borghesia partenopea, aveva sposato anche bene, Claudio De Carolis, sostituto procuratore, che incrocerà proprio in questa vicenda.
Gelsomina Settembre, detta Mina, è un’idealista, non ama i compromessi e alla fine anche il quieto vivere in cui si era risolto il matrimonio era diventato una stortura e un impedimento alla sua personale ricerca. Crede nella giustizia e nella verità, Mina (anche se spesso non coincidono, ma questa è una riflessione mia) e lavora per dar loro un senso, perché non tutto è scritto e stabilito e non ci si può fermare alle apparenze. Un anziano insegnante di lettere viene trovato cadavere nel sottotetto di un palazzo. Ad una prima analisi a causare la morte sarebbe stato il monossido di carbonio uscito da una vecchia stufa. La ricostruzione non convince però De Carolis. Troppe anomalie: la posizione del corpo, la canna fumaria artatamente ostruita. Soprattutto scopre che il professore anni prima aveva denunciato per rapina il suo allievo prediletto, Rosario Contini, e che il giovane, destinato per eredità famigliare a prendere il posto del boss della zona, è appena tornato in città dopo aver scontato 6 anni di carcere al Nord. Il colpevole ideale, Rosario. In ufficio di fronte a Mina si siede Antonia. Antonia è la mamma di Rosario e ha bisogno di aiuto. Racconta che il figlio amava il professore, che aveva capito che quella denuncia era un gesto estremo d’affetto per salvarlo. E che Rosario non è un malacarne. Mina crede nella verità di Antonia e fa l’impossibile per provarla, trascinando in quest’impresa, che corre parallela alle indagini ufficiali, le amiche più care e due uomini, resi temerari solo dall’adorazione che hanno per lei. Nel racconto c’è logicamente tanto altro: l’ineluttabilità a volte solo apparente del destino, il pregiudizio, la famiglia, nelle sue peggiori declinazioni, e non mi riferisco solo a quella malavitosa, l’amicizia, gli affetti, l’immancabile vicenda passionale, ingarbugliata il giusto.
Si arriverà alla verità? Sì, ma non vi dico come.
Verrà fatta giustizia per la morte del professore? Secondo me sì, però qui il dibattito rimane aperto.
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Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.