Protagoniste: intervista a Michela Andreozzi, Vittoria Puccini e Fabio Volo – Una gran voglia di vivere
“Abbiamo pensato praticamente subito che poteva essere una bella sfida quella di raccontare una crisi invisibile e sottile in una storia d’amore, di quelle che succedono a tutti noi, senza grossi scossoni”.
Racconta così la genesi di Una gran voglia di vivere, disponibile su Prime Video dal 5 febbraio, la sua regista, Michela Andreozzi, al suo quarto film dietro la macchina da presa, questa volta tratto da un romanzo di Fabio Volo, qui anche protagonista e sceneggiatore. “Raramente succedono dei grandi eventi che mettono in crisi una coppia – prosegue Andreozzi. Però capita che le coppie vadano in crisi per ragioni che non saltano subito agli occhi. Questo aspetto di questa crisi sottile mi piaceva molto”. Una Gran Voglia di Vivere racconta un “forse” ultimo viaggio on the road, in camper lungo la Norvegia, di una coppia in crisi che però ha promesso al figlio una visita nel paese dei Vichinghi. Dopo l’esordio con Nove Lune e Mezza, Michela Andreozzi ha sempre raccontato le figure femminili dei suoi film con la giusta verità ed attenzione ad ogni piccola sfumatura dell’essere donna. Con Una Gran Voglia di vivere, dà spessore e personalità ad un personaggio, quello di Anna, interpretato da Vittoria Puccini, che nelle pagine scritte da Volo, era solo emanazione dei suoi pensieri.
Delle donne all’interno delle relazioni sentimentali e nella società di oggi, che si vanta di essere più paritaria e inclusiva, Andreozzi, alla luce del lavoro sul film dice: “Si dà tanto per scontato che la donna si sia evoluta, che adesso si viva una situazione di equilibrio, di parità. In realtà mi sono guardata intorno e tra le mie amiche e la stessa mia sorella, spessissimo capita ancora adesso, in questo mondo ultra moderno, che le donne comunque siano quelle che istintivamente fanno un mezzo passo indietro e lasciano spazio. Le situazioni che si vengono a creare, non sempre rendono felici entrambe le persone in una coppia. Era importante per me, attraverso questo film, dare voce a queste famiglie che appunto sono borghesi, moderne, ma in cui in realtà, in qualche maniera, sottilmente, c’è ancora uno squilibrio della posizione femminile rispetto a quella maschile. Questo film ha un finale aperto. Per me si rimettono insieme ma metto in conto che per qualcuno di voi non sarà così”. Per Pink Society, Michela Andreozzi insieme ai suoi protagonisti, Fabio Volo e Vittoria Puccini, ha proseguito le riflessioni sul film e ciò che questo ci dice sugli uomini e le donne oggigiorno.
Michela, come hai reso tuo questo film e come avete lavorato con Fabio in tal senso e con Vittoria, per creare quella che potremmo definire una polifonia di voci?
Quando Fabio mi ha regalato questo libro, abbiamo pensato anche con i produttori che potesse essere una storia bella da raccontare, soprattutto dopo essere stati chiusi tanto tempo. Una storia di una crisi affrontata in un viaggio era veramente una boccata di ossigeno. Ovviamente il libro era un flusso di pensieri di Marco, il protagonista e raccontato dalla penna di Fabio quindi la prima cosa su cui ci siamo confrontati è stata il dover rendere Anna un personaggio. Dovevamo trasformarla da oggetto dei suoi pensieri a soggetto della storia e quindi il lavoro che abbiamo fatto è stato riflettere, insieme a Filippo Bologna che ha firmato la sceneggiatura con noi, su quale poteva essere il punto di vista di Anna, le sue ragioni, le sue fragilità. Praticamente subito abbiamo mandato il libro a Vittoria prima ancora di scrivere il soggetto, addirittura perché abbiamo pensato che se lei fosse stata interessata, incuriosita da questo personaggio, avremmo potuto scriverlo per lei ed è stato così. Sapevamo già chi sarebbero stati i protagonisti ed è stato un lavoro sartoriale quello che abbiamo fatto insieme.
Da osservatori dell’essere umano, dopo il percorso di questo film, direste che le donne hanno una diversa percezione della felicità o dell’infelicità, che sono quelle che alzano un po’ di più l’asticella in genere o è solo, invece in questo caso che il personaggio di Vittoria sia un po’ più sensibile all’essere felice nella vita?
Vittoria Puccini: Non so quanto si possa generalizzare però io credo che, come racconta questa storia, spesso sono le donne che innescano un cambiamento all’interno della coppia o che si accorgono che la coppia si è un po’ fermata. Come dice Anna: “sento che ci siamo fermati e che nella vita c’è tanto altro” e non si vuole rassegnare. Ci vuole coraggio per innescare una crisi anche all’interno di una coppia perché non sai come finirà, la crisi si può risolvere oppure può degenerare, portare a lasciarsi. Ci vuole coraggio però Anna crede che non abbia più senso stare insieme in questo modo, che sia giusto provocare anche Marco per cercare di ritrovare la voglia di condividere poi tutto ciò che hanno condiviso in passato. Non è solo un problema di passione, del fatto che ci si guarda meno, che magari si è più distratti ma è proprio come se avessero un po’ perso la voglia di condividere le cose belle insieme. Questa è una cosa che secondo me è fondamentale nelle coppie. Nella vita, quando per esempio vado a ristorante e mangio una cosa buonissima o vedo un bellissimo film al cinema o faccio un’esperienza bella mentre sono in viaggio, mi dispiace che il mio compagno non sia con me e non poter condividere quel momento così positivo con lui e questa è una cosa che secondo me deve esserci sempre nelle coppie.
Fabio Volo: anche in tutti i libri che ho scritto, faccio sempre fare ai personaggi femminili il lavoro sporco, quello di rilancio ma perché funziona così anche dentro di me. Siccome quella femminile è l’energia creativa dell’universo, anche dentro di me è la mia parte femminile quella che mi mette sempre all’angolo, non è mai la mia parte maschile, quella più pratica, più razionale. La parte femminile è sempre quella che deve creare, generare,scuotere. Cito il sommo poeta: “Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali”.
A dire: se uno nella vita vuole arrivare a livelli di gioia e di benessere deve passare attraverso l’energia femminile.
Poi, nel mondo maschile invece viene tradotto con un: “Ma perché non sei mai contenta ?”. Perché l’uomo tende, quando finisce di essere cacciatore, a stare dentro la grotta.
Michela Andreozzi: è anche vero che in questa storia c’è un uomo risolto con un lavoro che lo appaga e una compagna che è invece rimasta indietro, rispetto alla sua stessa vita. C’è quindi anche un discorso, al netto del maschile e del femminile, di realizzazione. Se c’è uno più realizzato e uno meno realizzato, è chiaro che nella coppia chi preme di più per il cambiamento è quello che ancora deve completare un percorso personale.
Napoletana trapiantata a Roma nel 2006, dopo un inizio da programmatore di rassegne cinematografiche, si dedica al giornalismo di cinema, prima per una radio internazionale, poi in TV come critico cinematografico e su riviste e magazine specializzati. Dalla maternità in poi si dedica anche a scrivere delle infinite sfumature dell’essere donna e mamma. Nel tempo libero che riesce a trovare, si dedica all’altra sua grande passione: cantare con Le Mani Avanti, un coro a cappella di 30 elementi.