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L’Annunciazione che non ti aspetti

E se vi dicessi che la più bella Annunciazione del mondo è quella in cui la Madonna cerca di scappare via dall’angelo?

Se non ci credete fatevi un giro (virtuale) al Louvre. È conservata lì l’opera di Carlo Braccesco, maestro lombardo semi-sconosciuto e fantasioso della storia dell’arte del Quattrocento lombardo. La sua è la più bella e più gentile rivoluzione dello schema iconografico dell’Annunciazione.

“AIUTO, un angelo mi è caduto addosso!” Questo è più o meno la didascalia con cui descriverei la scena dell’Annunciazione dipinta da Carlo Braccesco. Ma quest’opera è anche la più bella e più gentile rivoluzione dello schema iconografico dell’Annunciazione.

L’Annunciazione di Braccesco è poco nota, ma fu scelta per la propria collezione d’arte da Napoleone, che espose in tutta la sua gloria al Louvre dal 1812.

Dipinta intorno alla di fine del Quattrocento, è un’opera senza tempo, che affascina e ci fa spaesare; non ci propone i soliti cliché scelti dai maestri antichi per dipingere l’Annunciazione; ne offre di nuovi, che non tengono conto dei consueti e paludati schemi iconografici della Madonna che tutti conosciamo. Sarà pur vero che il canone estetico che sceglie Braccesco è quello della solita  giovane donna ammantata di blu con il viso latteo e i capelli d’oro spartiti sulla fronte, capace di incarnare la bellezza dell’eroina dei poemi cavallereschi, di quelle che sospirano per un nonnulla, hanno le sopracciglia rasate e gli occhi blu. Ma il vero è che questa Madonna è ben più di questo: se la si guarda bene, scopriamo che potrebbe essere una donna che ha viaggiato nel tempo a ritroso: dal 2011 al 1498 (la data in cui probabilmente fu ritratta).

Sembra persino che un “…ma porca di una miseria, oggi mi ci mancava proprio l’angelo” tra i suoi pii pensieri ci stia benissimo, perché questa Madonna, è una Madonna molto indispettita.

La Vergine, Carlo Braccesco, Trittico dell’Annunciazione

E vorrei proprio vedere! Sta leggendo nella tranquillità di casa sua, persa nei suoi pensieri, quando all’improvviso arriva l’Angelo. La travolge come una luce fastidiosa che la acceca; le piomba addosso come un siluro e le porta un annuncio sconvolgente. Questa Madonna che fa? Ascolta ma non china la testa. Con il cuore in gola di chi è disorientata dalla paura, si tira su in piedi e solleva la mano per difendersi, pronta a dar battaglia.

La Madonna di Braccesco ha un autentico spirito battagliero; non si fa intimidire da nessuno (neppure dall’Angelo): benché si debba aggrappare alla colonna in marmo per non cadere, decide di star dritta come un fuso davanti al “pericolo” e all’ignoto. Ma non è scontata anche per un altro motivo. Perché riesce a immortalare l’atmosfera dell’attesa e dell’angoscia di una giovane donna a cui la vita le sta giocando un brutto scherzo. Il senso della preoccupazione dell’ignoto c’è dappertutto.

Pervade nell’aria che vi si respira, nello spazio immobile, fatto di silenzio, nel caldo che non dà respiro, così tipico delle nostre campagne, dove tutto può succedere… .

È così che tutto accade. Un Angelo piomba di sghembo, arriva all’improvviso sulla Vergine, spaventandola, sbilanciandola verso una reazione emotiva e istintiva, che all’epoca sembrò scandalosa. E’ l’imprevisto a interrompere per sempre la calma di quella calura primaverile da cui la Madonna ha trovato sollievo all’ombra della loggia dal pavimento a scacchi bianchi e neri, che col suo parapetto delimitata un paesaggio dal naturalismo fiammingo, di quelli in cui la luce del sole fa sembrare sbiaditi i colori, tanto da farli sembrare dorati.

L’eleganza e il fascino delicato dell’opera passarono in secondo piano: il trittico non piacque granché ai contemporanei e fu presto dimenticato. L’Annunciazione, parte centrale di un trittico restò sola, per tanti anni, in compagnia dei santi Stefano e al Alberto carmelitano, di San Benedetto e a un santo vescovo senza nome, protagonisti delle ante laterali.

Ma è una Annunciazione che va riscoperta: parla di attesa, di preoccupazione del futuro, di fiducia. E poi, è di una bellezza straordinaria… Viva l’arte, quella vera, che è capace di generare dialoghi con la vita !