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Adolescenti e social: educhiamoli al corretto utilizzo

Interveniamo subito per ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti pericolosi di molti giovani

Il folle gioco su TikTok costato la vita a una bimba di 10 anni a Palermo, un’alta bimba di soli 9 anni in un paese del Salento che tenta di impiccarsi a scuola e viene salvata dai compagni, centinaia di casi di bullismo elettronico, comportamenti sociali violenti di natura fisica o psicologica, delinquenza minorile.  Fenomeni gravissimi da affrontare subito intervenendo sugli anelli deboli della catena: la comunicazione.

Sul tema è intervenuto il Prefetto Francesco Tagliente con una riflessione su come ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti pericolosi di molti giovani.

“Impegniamoci a condividere e usare un linguaggio idoneo a ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti pericolosi di molti giovani spesso vittime di persone adulte che li inducono a tenere comportamenti antisociali e delinquenziali.” Questo in sintesi il suo messaggio.

“Che sta succedendo sui social network sempre più utilizzati dai minori? È possibile ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti pericolosi di molti giovani?” si domanda Tagliente provando a darsi una risposta.

Sono fenomeni assai inquietanti quelli che, con sempre maggiore frequenza, si stanno manifestando sui social network utilizzati da alcuni minori, privi di strumenti per decodificare gli stimoli che gli arrivano. A determinate fasce di età, lo spirito di emulazione è tanto più forte quanto è più debole la capacità di selezionare, analizzare e distinguere.”

“Dobbiamo interrogarci – osserva il prefetto Tagliente – su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni, videogiochi, pubblicità, cinematografia e talvolta, purtroppo, programmi di informazione. Corpi trattati come manichini, trailer horror, videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere.

Si tratta di una rappresentazione di emozioni negative che fanno parte dell’essere umano o di un’esposizione alla violenza? Di una forma di elaborazione dell’aggressività o di una forma di normalizzazione e di assuefazione alla violenza? Esiste un filo conduttore tra violenza su uno schermo ed emulazione? E’ un tema complesso, ma è uno spunto di riflessione al quale non possiamo sottrarci.”

“Basterebbe pensare – prosegue – al recentissimo, folle e tragico gioco hanging challenge, agli ormai non episodici casi di cutting che coinvolgono addirittura ragazzi meno che adolescenti, alle nuove forme di devianza minorile diffuse su internet attraverso forum, social, siti dedicati o altre forme di diffusione digitale come il bullismo elettronico.

Ciò che inizia come un gioco si trasforma in una sfida esasperata e, attraverso un processo emulativo propagato con forza dalla rete, i casi isolati finiscono per amplificarsi provocando finanche drammi e tragedie familiari.”

“In attesa che il legislatore valuti, per alcuni mezzi di comunicazione di massa, e per i grandi gestori delle piattaforme digitali (per i quali servirebbero norme sovranazionali, con regole precise e chiare di carattere almeno europee) forme idonee a disciplinare la comunicazione diretta ai giovani – propone Tagliente – potremmo iniziare a usare un altro linguaggio, antico e attuale allo stesso tempo, quello del rispetto dei principi e dei valori della nostra Costituzione. Un linguaggio che potrebbe contribuire a ridurre i fattori di rischio che influiscono su alcuni comportamenti pericolosi di molti giovani spesso vittime di persone adulte che li inducono a tenere comportamenti antisociali e delinquenziali.”

“Al linguaggio della violenza –conclude –  io propongo il linguaggio del rispetto dei diritti e lo faccio, questa volta, confidando e non temendo la forza dell’emulazione.”

Il tema è all’attenzione anche dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI). Il Prefetto Tagliente, che del sodalizio è delegato alle relazioni istituzionali, insieme con il presidente Tommaso Bove e l’Ufficio di Presidenza dell’ANCRI da tempo hanno avviato una campagna di comunicazione: «Viaggio tra i valori e i simboli della Repubblica» volta a promuovere, i grandi valori richiamati dalla Costituzione repubblicana. A ciò concorrono le tante delegazioni del sodalizio, in Italia e all’estero, che vanno promuovendo momenti pubblici di riflessione per far conoscere l’importanza sociale di contrapporre il linguaggio del rispetto a quello della violenza. L’impegno sociale delle 18 delegazioni estere dell’ANCRI viene assicurato con il coordinamento attivo dal Generale Alessandro Butticè delegato del Sodalizio anche presso il Belgio, l’Unione Europea ed il Consiglio Atlantico.