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Le grandi donne della storia: Donna Olimpia Pamphili Maidalchini

Donna Olimpia fu una delle donne più potenti, determinate, arriviste del diciassettesimo secolo.

Nacque a Viterbo il 26 maggio del 1591 da una famiglia abbastanza agiata per l’attività di piccolo imprenditore e appaltatore locale che il padre, Sforza Maidalchini, svolgeva nel territorio della Tuscia.

Fu la prima di quattro figli, dopo di lei nacquero Andrea, Ortensia e Margherita.

Per lasciare intatto patrimonio di famiglia l’erede designato fu il fratello Andrea.

 Il padre decise quindi che le tre figlie femmine diventassero monache. Mentre le altre due accettarono un destino non voluto (Ortensia, molti anni dopo, divenne addirittura Badessa del Convento in cui il padre le aveva rinchiuse), Olimpia giovane belloccia, volitiva e desiderosa di vivere la propria vita di donna, non ne volle sapere.

In Convento ne fece di tutti i colori. Per potersene uscire accusò addirittura di molestie e di tentato stupro il proprio padre spirituale che per lo scandalo fu “sospeso a divinis”.

Olimpia tolta quindi rapidamente dal convento per lo scandalo, fu altrettanto rapidamente maritata, a 16 anni, ad un agiato signorotto del posto, certo Paolo Nini, che dopo soli tre anni di matrimonio ebbe la cortesia di morire lasciandola, a soli 19 anni, vedova, ricca ed con una vita davanti tutta da vivere ed un mondo da conquistare.

Per prima cosa, a venti anni, nel 1612, si risposò con un vedovo appartenente alla vera nobiltà romana, Conte del Sacro Romano Impero ecc. ecc., ma ormai con scarse disponibilità di denaro, Pamphilio Pamphili, più grande di lei di 27 anni.

L’ingresso di Olimpia nella vita e nel casato dei Pamphili portò nuova vitalità e benessere, in particolare al giovane cognato di Olimpia, Giovan Battista Pamphili che fu sempre aiutato e supportato da Olimpia con il massimo impegno e fervore (forse eccessivo?), lungo tutta la sua carriera ecclesiastica, fino all’elezione a Papa, nel 1644, con il nome di Innocenzo X.

Donna Olimpia ebbe tre figli: Maria Flaminia nel 1619, Camillo nel 1622 e Costanza nel1627. Un particolare strano è che pochi mesi prima della nascita dei suoi figli, il cognato riceveva un incarico lontano da Roma, Nunzio Apostolico a Napoli, Nunzio Apostolico in Spagna, per poi rientrare a Roma abbastanza rapidamente, poco tempo dopo la nascita dei nipotini. Che fosse un tentativo di allontanare i sospetti sulla effettiva paternità dei nascituri?

Olimpia Maidalchini dipinta da Diego Velázquez, 1650

Comunque il marito morì nel 1639 ed il cognato divenne Papa Innocenzo X nel 1644, in un Conclave velocissimo di soli 37 giorni in cui i Cardinali furono convinti rapidamente sul nome di Giovanni Battista Pamphili. L’urgenza era dovuta al fatto che il Re di Francia aveva dichiarato il suo veto all’elezione del Pamphili ed aveva dato incarico al Cardinale Mazzarino di consegnare al Conclave la lettera formale di opposizione. Purtroppo per il Re di Francia, per fortuna del Casato Pamphili, Mazzarino arrivò a Roma a Conclave finito ed elezione ratificata.

Il che dimostra che quando si vogliono fare le cose bene e in fretta con un poco di “impegno” ci si riesce sempre….

Per ringraziare la cognata per il suddetto” impegno” profuso a piene mani, Innocenzo X nomina nello stesso anno Cardinale il nipote Camillo, figlio di Olimpia, ed Olimpia stessa Principessa di San Martino al Cimino (principato inventato ad hoc). Le assegna le terre e le rendite di un’Abbazia del luogo, ormai abbandonata, più altre prebende e rendite. L’anno successivo nomina Cardinale il nipote di Olimpia, Francesco Maidalchini.

Olimpia, già ricca, diviene ricchissima ed estremamente potente. Decide, facendosi pagare profumatamente, nomine, promozioni, assegnazioni e incarichi. Quasi sempre le fa avallare dal Pontefice, altre volte falsifica le bolle papali ed incassa personalmente il prezzo della corruzione, con l’aiuto e la complicità del Sottodatario e suo amante, Francesco Canonici chiamato “Mascambruno”.

Viene soprannominata “La Papessa”, ma il popolo conia per lei un soprannome dispregiativo: “La pimpaccia”, forse deformazione di “Olimpiaccia”.

Passano gli anni e la Curia romana è sempre più esasperata da tanta prepotenza, tracotanza e corruzione. Particolarmente indignato è il Sottosegretario di Sato, Fabio Chigi che cerca inutilmente di bloccarla. L’unica cosa che riesce ad ottenere è la condanna a morte di “Mascambruno”, ma lei, Donna Olimpia, resta intoccabile sotto l’egida robusta di Innocenzo X.

Però tutte le cose hanno una fine.

Anche il potere di Donna Olimpia.

Nel 1655 dopo undici anni di Papato, Innocenzo X muore. Donna Olimpia, presente nella stanza da letto del Papa morente, tira fuori da sotto il letto due casse piene d’oro e fugge prima nella sua villa al Gianicolo e poi nel suo castello di San Martino al Cimino.

Viene eletto Papa il suo più acerrimo nemico, il Cardinale Chigi!

Il primo atto da Pontefice è l’esilio “in perpetuo dall’Urbe” di Olimpia Pamphili Maidalchini. La donna più potente di Roma non poté quindi più rientrare in citta.

Si rinchiuse nel suo Feudo del quale riuscì a conservare tutte le prerogative, le rendite e le prebende. Visse per altri due anni, finché nel 1657 morì di peste.

Alessandro Algardi, busto di Olimpia Pamphili, Ermitage

Donna Olimpia Pamphili Maidalchini è un esempio di donna volitiva, intelligente, forte e determinata che è stata capace di diventare potente, potentissima, che si è saputa costruire la vita senza nessun rimorso e nessuna remora morale e umana e che finisce la propria esistenza sola e abbandonata da tutti.

Ma forse un piccolo barlume di rimorso, in fondo all’anima, lo aveva.

Vi ricordate quel povero padre spirituale falsamente accusato di tentata seduzione e sospeso “a divinis” per colpa sua? Lo fece rintracciare, reintegrare nei ranghi ecclesiastici e lo fece anche nominare Vescovo. Almeno, anche se tardiva, un’opera buona l’ha fatta.