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I cinque misteri del Salvator Mundi

Salvator Mundi - Leonardo da Vinci

È l’opera più costosa del mondo e vale più di 450 milioni di dollari. Forse fu dipinta da Leonardo solo a metà, ma il Salvator Mundi resta una delle opere più misteriose (e belle) che ci siano

È il quadro più costoso al mondo, battuto all’asta per 450,3 milioni di dollari: roba grossa.

Il Salvator Mundi attribuito a Leonardo da Vinci, però, non è solo una delle opere piò costose di tutti i tempi; è anche una tra le più chiacchierate.

Tra misteri e baruffe tra critici e mercanti, in quasi sessant’anni  le sue quotazioni sono salite da 45 sterline a oltre 450 milioni di dollari, triplicandone il valore proprio in questi ultimi otto anni. La storia del Salvator Mundi è un vero e proprio giallo, piena di misteri.

Salvator Mundi - Leonardo da Vinci

Primo mistero:

è noto che fu acquistato a New York quattro anni fa, all’interno della celeberrima asta di Christie’s; un anonimo compratore, poi rivelatosi un emissario del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, sborsò una cifra da capogiro per l’acquisto dell’opera, che  si scoprì essere destinata al Louvre di Abu Dhabi, dove per motivi tuttora oscuri non è mai stato esposto.

Secondo mistero:

dalla sua creazione da parte di Leonardo per re Francesco I di Francia, il piccolo quadro viaggiò di mano in mano e per tanti continenti, sino a far perdere completamente le sue tracce. Ricomparve in Louisiana nel 2005, acquistato per poche migliaia di dollari. Fu sottoposto a un accurato restauro che ne rivelò il suo straordinario valore e forse la mano di Leonardo.

Terzo mistero:

la National Gallery lo espose nel 2012  e nel giro di pochi mesi il suo valore diventò immenso. Da poche migliaia di dollari a milioni. Il magnate russo Dmitry Rybolovlev nel 2013 lo acquisì per 127.5 milioni di dollari, lo cedette poi a un prezzo triplicato il 15 novembre 2017.

E il mistero si infittisce, alimentando la leggenda.

Quarto mistero:

e se non fosse tutto opera di Leonardo? Ma un Leonardo a metà? Qualche studioso ancora dubita della paternità di Leonardo di quest’opera: lo scienziato informatico statunitense Steven Frank e della storica dell’arte Andrea Frank, ritengono che il braccio e la mano destra del Cristo alzati in segno di benedizione siano chiaramente frutto di un pennello diverso da quello di Vinci. Evoluti algoritmi di riconoscimento e classificazione delle immagini (“reti neurali convoluzionali”) non darebbero adito a troppi dubbi. 

Quinto mistero:

come fa il nome e la “mano” di Leonardo a rendere così sexy qualsiasi cosa sfiori, sino a rendere più preziosa dell’oro persino una proposta, un pensiero, una piccola tavola?