Libri: Sabbia Nera di Cristina Cassar Scalia
Il mese prossimo uscirà il quarto titolo firmato da Cristina Cassar Scalia con protagonista Vanina Guarrasi, capo della mobile di Catania. Nell’attesa iniziamo a conoscere entrambe.
La Sabbia nera del titolo è la cenere che arriva dal Vulcano e avvolge Catania, impadronendosi di ogni cosa, compresi i colori. C’è tanta Sicilia in questo romanzo, terra che amo visceralmente e nella quale torno appena posso. Non è la Sicilia di Camilleri: qui il dialetto è usato pochissimo, ci sono però i luoghi, i sapori, il non verbale, le atmosfere.
E c’è Vanina Guarrasi, palermitana, a Catania a dirigere la Mobile, che non è una donna facile: segnata dalle vicende della vita, a volte scontrosa oltre il lecito, dalle poche descrizioni non bellissima, perché la buona tavola qualche segno lo lascia, eppure di grandissimo fascino. La vicenda sulla quale deve indagare è vecchia di oltre 50 anni. Nel montacarichi portavivande che si trova nella cucina di Villa Burrano – casa padronale disabitata da tempo ai piedi dell’Etna – vengono scoperti per caso i resti mummificati di una donna. Per risalire alla sua identità e capire cosa nascondono quelle povere ossa, perché qualcosa devono nascondere per forza, la Guarrasi si affida all’esperienza, ai ricordi e all’acume dell’ormai ottantenne commissario dell’epoca. E infatti quel cadavere di cose da raccontare ne ha parecchie.
Racconta una vecchia storia di avidità, di risentimento, di potere, anche mafioso, di affari illeciti, di case chiuse, di tenutarie e di figli illegittimi. Un mondo antico, dimenticato, ricordato solo da qualche vecchio, e ormai sepolto sotto la cenere dell’Etna, che nasconde e silenzia. Una storia allora chiusa in fretta con le sue belle vittime sacrificali: il proprietario della villa, morto sparato proprio in quella casa, e il suo contabile, che per quell’omicidio si è fatto più di 30 anni di carcere. La donna mummificata arriva a cambiare le carte in tavola. Tanto da provocare, con le sue mute rivelazioni, un altro omicidio, che consentirà a Vanina Guarrasi di mettere a posto tutti i tasselli, riscrivere quella verità di comodo datata 1959 e risolvere il caso. Come in ogni noir ci sono poi le storie parallele. Quella del vicequestore è un romanzo a sé, in gran parte ancora da scrivere e la chiusa del libro, lascia lo spazio per farlo. Con la Guarrasi lavorano altri poliziotti, che Cristina Cassar Scalia caratterizza e fa muovere molto bene.
Nota di colore: nella squadra c’è anche l’ispettore Marta Bonazzoli, che invece è gnocca oltre il lecito. Perché lo dico? Perché la Cassar Scalia tra tutte le possibili città del Nord fa nascere Marta nella mia Brescia.
Gino Tomasini, bresciano, Giornalista Professionista
Studi di filosofia, Master in “Relazioni Pubbliche d’impresa” all’Università IULM di Milano. Dal 1990 vivo di parole, prima in radio, poi in alcuni quotidiani locali, tv e agenzie di pubbliche relazioni. Dal 2006 communications manager in una multinazionale farmaceutica.
Appassionato di libri.