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….Ah le cupole !

La più grande del mondo si trova a Firenze. Brunelleschi la costruì più di seicento anni fa: è un inno alla scienza e alla modernità

Ti lasciano col fiato sospeso e ti riempiono l’anima. Le cupole sono costruzioni enormi, in equilibrio perfetto tra il mondo dell’uomo e quello dell’inspiegabile, tra la perfezione classica (degli antichi) e l’estro del progresso, dei numeri, della scienza. 

Non hanno età, sono eterne. Ve ne sono ovunque: Istanbul, Washinton, Londra, Roma… La più grande del mondo si trova a Firenze, e conserva da oltre seicento anni il primato della volta in laterizio più grande del pianeta: 4 milioni di mattoni (37.000 tonnellate circa) sospesi a 116 metri di altezza sopra la nostra testa, a copertura della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Fu opera di Filippo Brunelleschi e venne costruita a Firenze tra il 1420 e il 1436.

La tecnica muraria della cupola è interessantissima. Fu concepita interamente in pietra fino ai primi sette metri circa, poi in mattoni disposti a “spinapesce” (tra i mattoni orizzontali veniva cioè inserito, a intervalli regolari, un mattone per lungo così che le sporgenze dei mattoni “in piedi” facevano da sostegno all’anello successivo, come se fossero stati dei reggilibri). Sappiamo che Brunelleschi scelse la forma a sesto acuto, “più magnifica e gonfiante”, che oggi tutti ammiriamo, poiché le dimensioni dell’edificio non avrebbero permesso una forma semisferica; ci è noto che optò per una cupola a doppia calotta, cioè a due cupole concentriche (una interna e una esterna), ciascuna divisa in verticale da otto vele, per garantirne leggerezza e stabilità.

Nessuno vide mai un progetto più avveniristico di questo: oggi come allora, la costruzione della cupola stupì il mondo degli ingegneri e degli architetti, e che Brunelleschi fu costretto a lavorare in un clima di sospetti e accuse. Giorgio Vasari racconta che quasi ogni settimana giungevano all’Opera del Duomo lettere (anonime o firmate da altri architetti) che accusavano Brunelleschi di gravi errori e prevedevano il crollo della cupola.

Brunelleschi non mollò, fedele alla scienza e al suo progetto, realizzando con ferrea precisione il suo lavoro, procedendo con matematica sicurezza e lentezza: la cupola crebbe inesorabile di trenta centimetri ogni mese, senza cedimenti o criticità.

Fu solo quando la cupola fu prossima al completamento, che tutti compresero che le accuse erano infondate, cominciando a diffondersi per i fiorentini la fierezza di possedere un’opera straordinaria, che segnò persino l’inizio di una nuova epoca: il progresso e la scienza vinsero. La cattedrale venne inaugurata in maniera solenne addirittura da Papa Eugenio IV il 25 marzo 1436.

L’epoca moderna nacque all’ombra della cupola di Brunelleschi; Leon Battista Alberti, fu il primo a commentare quest’opera; quando giunse a Firenze e vide la cupola ormai strutturalmente completata, nel prologo del suo libro dedicato alla pittura (1434) scrisse che, vivendo a Roma, era convinto che tutte le grandi imprese architettoniche appartenessero al passato: dopo aver visto la cupola di Santa Maria del Fiore, aveva invece compreso che l’uomo contemporaneo poteva non solo eguagliare gli antichi ma anche sorpassarli.

È da allora in poi che consapevolmente ha inizio il concetto moderno di progresso, inteso come innovazione, genialità, capacità ingegneristica. Se il primato dello stupore è nelle architetture inaspettate, innovative e perfette – anche quando sospese nel vuoto – quello della capacità di sfida appartiene a ogni uomo. Sta nella sua genialità, nella sua passione, nella sua tenacia la nostra capacità di abbracciare il futuro.